Mediare: "non luogo" a procedere

Nel nostro ultimo post "Alla fine senza fine dell'amore", ormai datato luglio 2103, riprendevamo le fila del tappeto che per circa un anno abbiamo tessuto, ricamando riflessioni attorno all'infinito tema dell'amore, per poi capitolare nuovamente da dove eravamo partiti ("Perché questo blog"): la mediazione, professione chiamata a disciplinare l'amore quando questo entra in crisi, attraverso un approccio inusitato, che non è quello della terapia di coppia e non è nemmeno quello strettamente giuridico con cui -a volte- si risolvono, attraverso una separazione, le crisi dell'amore.

La mediazione è un discorso a se stante che (dopo aver circumnavigato, seppur limitatamente, il grande arcipelago dell'amore, con i suoi possibili ostacoli e le sue solutive vie di fuga) torniamo ora a raccontare, insieme a un compagno d'eccezione: la collega e amica Teresa Laviola (con cui tanti progetti stiamo concretando -non per ultimo quel "Diritto di Relazione" che, in qualche modo, supera il concetto di mediazione stessa, allargandolo alle pratiche di gestione del diritto tutto) e dalle pagine di una prestigiosa testata: Diritto 24, il portale del diritto de Il Sole 24 Ore.

Da qui, dunque, ricominciano con un primo articolo: "Mediazione: non luogo a procedere", in cui poniamo le basi di questa nuova avventura che, più o meno ogni settimana, ci scompagnerà ad entrare negli anfratti della mediazione.

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