Di fronte a una diatriba apparentemente irrisolvibile, due commercianti si recano dal loro rabbino, un uomo tanto sapiente quanto saggio. Il rabbino riceve il primo commerciante che, con dovizia di particolari, racconta la sua versione dei fatti. Dopo averlo ascoltato con attenzione, il rabbino sentenzia: "Certo, tu hai ragione". Ciononostante, il secondo commerciante insiste per essere a sua volta ascoltato. Anch'egli racconta la sua versione dei fatti e, dopo averlo ascoltato, il rabbino gli dice: "Certo, tu hai ragione". Congedati i commercianti, la moglie del rabbino, che aveva ascoltato tutto, gli dice: "Ma scusa, non è possibile che abbiano ragione entrambi". Il rabbino la osserva e conclude: "Certo, hai ragione anche tu".
Questa storia restituisce, a nostro avviso più di tanti e copiosi manuali, la postura mentale che dovrebbe sorreggere l'agire di ogni mediatore. Ne emerge, infatti, con forza, il suo carattere fondante, che non è quello di cercare la verità o di distinguere la ragione dal torto, ma di estraniarsi, lui per primo, dall'insensato affannarsi di questa ricerca, segnando per davvero una profonda frattura con qualsivoglia sistema dal sentore giuridico.
È, infatti, solo...
Continua a leggere su "Il Sole 24 Ore", Diritto 24, l'Osservatorio sulla Mediazione Familiare di Massimo Silvano Galli e Teresa Laviola: http://www.diritto24.ilsole24ore.com/art/dirittoCivile/famiglia/2015-05-11/mediazione-famigliare-sapendo-non-sapere-101557.php
0 commenti:
Posta un commento
Grazie, per il tuo commento.