La crisi che la coppia porta nel setting della mediazione famigliare è sempre carica di molteplici istanze, non sempre esplicite e non esclusivamente circoscrivibili entro l'obiettivo della separazione o del divorzio né, men che meno, consapevolmente mosse dalla necessità di superare costruttivamente il conflitto o di aprire una nuova comunicazione capace di riconfigurare una relazione che ha perduto la gran parte delle risorse e delle energie propositive, comprese, quindi, quelle energie in grado di individuare, davanti ad un ostacolo, alternative e benefiche vie per superarlo (M.S: Galli, "L'amore alla fine dell'amore").
Infatti, come cercheremo di spiegare in questo nuovo articolo scritto con Stella Morana, quando si cercano di individuare le emozioni che le persone vivono nelle relazioni umane, diviene assai difficile trovare delle categorie definite, tutto è molto sfumato e indefinito, a maggior ragione per quella complessa relazione che è l'amore di coppia.
Le emozioni che provano due coniugi in procinto di separarsi si fondono e si miscelano tra loro. Non possiamo più chiamarle con un solo nome poiché, incontrandosi e scontrandosi, si trasformano in altro. Il tradimento, ad esempio, non porta con sé solo rabbia, ma anche delusione, senso di smarrimento e di fallimento, apprensione per il futuro, paura, orgoglio ferito, amore e nostalgia di una complicità ormai perduta. Così come, a volte, si può amare profondamente una persona e, allo stesso tempo, sentirci irritati dalle sue azioni o dalle sue parole, tanto da allontanarla da noi.
Questi sentimenti, queste emozioni complesse e, a volte, contraddittorie che si intrecciano e si accavallano una sopra e sotto l'altra, si amplificano chiaramente a dismisura quando la crisi entra a piè pari nelle dinamiche di coppia e le travolge.
Ce ne regala un mirabile esempio Laura Dave quando nel suo libro: "Festa di divorzio" (2010, Mondadori), narra le vicende di una coppia, Gwyn e Thomas, che dopo trentacinque anni di matrimonio, decidono di organizzare una festa, per annunciare -appunto- la loro prossima separazione. Nonostante siano coscienti della propria scelta, tanto da volerla celebrare, gli ormai ex coniugi, in alcuni momenti, rimangono storditi per i sentimenti (diversi dall'odio) che provano per l’altro.
“…Thomas ride. Gwyn cerca di non ridere. Si morde l’interno del labbro e cerca di non ridere. È questa la parte dolorosa. L’amore non ti lascia, non tutto a un tratto. Ritorna insinuandosi dentro di te, facendoti pensare che ci può ancora essere un altro modo e tu devi costringerti a ricordare tutte le ragioni per cui probabilmente un altro modo non c’è. […] e avevano dovuto fermarsi perché stavano ridendo troppo. Era come se non riuscissero più a comunicare, ma era stato divertente.”.
Sarà compito del mediatore familiare, come una sorta di Mary Poppins dei sentimenti, aiutare gli ex coniugi a riportare un po’ di ordine nella loro confusione affettiva, al fine di fare scelte consapevoli e giuste per il loro nucleo familiare. Egli li sostiene proprio cercando di diradare la nebbia che lo avvolge, affinché ognuno comprenda (prenda dentro di sé) i sentimenti dell'Altro, non per immiserirli, non per attaccarli, ma per lasciarli risuonare e sentire che un "amore diverso" è possibile, un amore che, di nuovo insieme o separati, sappia ricostruire quelle emozioni positive e costruttive che che regnano quando la vita attraversa i territori del benessere.
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