Tra i li-miti dell’odierno amor c’è anche, e non per ultimo, quello del sesso, questione che, per tutte le infinite implicazioni che ha e, soprattutto, ha assunto nell'odierna società dei consumi, e non solo nella vita di coppia, meriterebbe uno spazio a se stante e certo più tempo di quanto non ne disponiamo, dovendo trattare dell’amore di cui il sesso è una parte importante, ma pur sempre una parte.
Questa distinzione tra sesso e amore non sempre è chiaramente compresa.
Quando parliamo di sesso evochiamo una serie di immagini così intrecciate al concetto e alle pratiche dell’amore che si fatica a distinguerli. Il luogo comunque vuole, infatti, che amore e sesso viaggino in simbiosi, l’uno risultato e conseguenza dell’altro; tanto che spesso la pratica sessuale viene descritta come: “Fare l’amore.”. E, in effetti, quando c’è amore, è attraverso l’unione sessuale che questi “si fa”, ossia si concreta. E’, cioè, nell'unione fisica dei corpi che il mistero incomprensibile dell’amore, quello strano sentimento che non ha parole per dirsi e usa tutte le parole per cercare di fuggire alla sua evanescenza, trova un suo linguaggio di comunicazione e si rivela all'Altro in tutta la sua possanza. Il sesso, insomma, è la via che sceglie l’amore per dire ciò che il verbo non ha sufficienti parole per dire.
Ma c’è anche una sessualità senza amore, e non solo nelle pratiche di unione corporea.
Il sesso, infatti, è anche un potentissimo sistema persuasivo, non a caso onnipresente nella propaganda commerciale. Claim come: “La patatina tira” o la bevanda energetica fi.Ga (che dovrebbe essere l’anagramma di “Fior di Guaranà”) sono solo alcuni degli esempi più espliciti ma, a ben guardare, l’utilizzo della sessualità come strategia di cattura e ricerca di consenso, riempie a dismisura, e probabilmente come mai prima d’ora, l’intero odierno sistema di comunicazione umana.
Corpi, in gran parte femminili, ridotti a simulacri di carne dove il sesso, più o meno metaforicamente, è sinonimo di prestazione, saturano schermi, riviste, spazi urbani, luoghi di aggregazione e, tanto per dire della (momentanea?) resa del femminino al mascolino, si impongono come modelli e forme di vita agli uomini come alle donne.
Allo stesso tempo, una certa discorsività scientifica, mentre ci informa, più o meno dagli stessi media, su come il sesso sia elemento fondamentale per la sana vita di coppia, al contempo, si dimostra assolutamente incapace di aiutarci a elaborare una sessualità diversa da quella che la comunicazione di massa ci propone come adeguata, ossia a elaborare una sessualità che non sia della dimostrazione, del consumo e della performance. Quella sessualità che, mistificata, trabocca dai magazine, dai programmi televisivi, dai film (e non solo erotici o pornografici), occultando i corpi, quelli veri (delle donne, soprattutto, ma anche, sempre più frequentemente, degli uomini), per fare emergere ossessivamente la proposizione volgare, uniformata, mostruosa di corpi-oggetto plastificati, manipolati e capaci di una sessualità olimpica, e conseguentemente olimpionica, che evidentemente non ha nulla a che fare con le pratiche sessuali dei comuni mortali ma che, di fatto, obbliga questi ultimi ad un mortificante confronto che ha nel viagra (e nel suo successo mondiale) il suo più eclatante e desolante tentativo di emulazione.
La concezione della vita contemporanea, così come sciorinata dagli incessanti discorsi (verbali e non verbali) del sistema di persuasione globale, non perdendo occasione di mitizzare, con le più diverse formulazioni, la sessualità, ha finito per generare una vera e propria dimensione sessocentrica non integrata ma parallela alla vita (nella sua accezione articolata e complessa) e ridondante di miti che non corrispondono né sono capaci di rispondere alle esigenze dell’uomo mortale. Come sostiene lo psicologo F. Aquilar: "In questo periodo storico, in Occidente, la sessualità sembra cambiare allo stesso ritmo vorticoso dell'informatica, al punto da far pensare che stiamo andando velocissimamente in nessun posto".
Così, questa pratica che chiamiamo "sesso" e, a buona ragione, consideriamo quale imprescindibile pneuma dell’essere umani, bisogno primario che dovrebbe aiutarci a far dire amore all'amore dislocando l’io nel tu e incrinandolo fino a disperderlo in un soggetto senza oggetto, in un incontro di anime senza corpo che assurge al sublime, sempre più è, invece, origine di malessere su cui le coppie si disconoscono e giungono alla crisi.
In un'indagine del 2003 della Società Italiana di Medicina Generale (Simg) emergeva come, su 600 italiani intervistati, quasi il 60% si dichiarava insoddisfatto della propria vita sessuale, e le cose ad oggi non sono certo migliorate, anzi. A vedere i dati delle richieste di pornografia (ogni tre ricerche su Google almeno una contiene la parola porno) sembra proprio che questa trattazione, apparentemente più disinibita della sessualità, abbia generato paradossalmente il suo esatto contrario: blocco o riduzione del desiderio, aumento delle disfunzioni sessuali e, altra faccia della stessa medaglia, comparsa di una nuova patologia: la dipendenza sessuale.
Come se il sesso fosse stato staccato dal resto del corpo (per altro perfettamente in linea con l’egemonia pornografica dei costumi), si osserva e si giudica esclusivamente in base alla soddisfazione che può arrecare. Per questo, nonostante la conquista di una benefica libertà sessuale, non sorprende che, tale libertà, così malamente gestita, finisca solo per generare overdosi di frustrazione e senso di straniamento.
Non a caso qualcuno inizia a parlare dell'insostenibile leggerezza del sesso, dove le prestazioni hanno sostituito l'estasi senza comprendere che la prestazione fisica non è affatto la strada che conduce alla metafisica (Bauman).
Ritorna, allora, ancora una volta, la ricetta di Shahrazad: differire il desiderio è l’unico modo per nutrire il desiderio, ossia: se è vero che la vita sessuale non va sottovalutata, certamente non va sopravvalutata.
Il benessere della coppia e la propria individuale realizzazione non dipendono esclusivamente, e per fortuna, dall'attività sessuale, come sembrerebbe volerci fare credere l’odierna egemonia culturale. Il rapporto sessuale non è il culmine della relazione amorosa è, bensì, un accesso importante quanto la tenerezza, la stima, la reciprocità, la comunicazione. E’ uno dei modi, forse il più arcaico e prorompente, per aiutarci a smarrirci e poi risalire dalla profondità di noi stessi; è la morte e la rinascita in forma nuova che sperimento nelle braccia dell’Altro, così come perfettamente racconta l’esperienza dell’orgasmo.
E non c’è un modo giusto o migliore per fare l’amore, perché il modo più giusto è quello che trovo nel confronto con quell'unico e irripetibile Altro che è il mio amore di adesso con il quale abbandonarmi alla ricerca del nostro piacere attraversando la dimensione della connessione, della fecondazione e della creatività.
il sesso andrebbe vissuto a fondo fino a sentirne i limiti in via del tutto naturale e arrivare ad un'evoluzione sentimentale più vasta...il problema è che pochi riescono a vivere veramente a fondo il sesso, ma finchè questo non accade il fuoco del desiderio rimarrà sempre più forte dell'Amore...
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