Dopo la parentesi del convegno "Destinazione famiglia", nel cui intervento ho cercato di sintetizzare molte delle riflessioni che abbiamo condiviso in questo blog, torniamo ora al nostro discorrere ripartendo dal post "D'amore e d'accordo" in cui abbiamo avuto modo di osservare come la capacità di accordarsi (di trovare un accordo che, prima ancora di generare un'intesa, produca un'armonia sinfonica capace di restituire le bellezza che spesso il conflitto minaccia) non ci appartiene per natura, ma va conquistata con un costruttivo e positivo sforzo culturale.
Tra le tante possibili varianti per promuovere questo sforzo, proponiamo qui un gioco che possiamo intraprendere ogniqualvolta ci troviamo in disaccordo con il nostro partner la cui finalità è proprio quella di accordarsi che, come ben sa chi ha avuto a che fare con uno strumento musicale scordato, passa necessariamente dalla prova dei diversi suoni che singolarmente e insieme lo strumento produce e, quindi, dall'attento ascolto di questi suoni diversi al fine di generare -appunto- un'armonia.
Per giocare ad "accordarsi" è anzitutto necessario aver condiviso e praticare le premesse evidenziate nel post "La forza dell'amore". Ciò fatto, il secondo passaggio, chiama i due, un tempo disarmonici contendenti e ora verso il traguardo della complicità, a descrivere la questione dal loro punto di vista. L'incipit che dà abbrivo a questa fase sarà "Io penso che..." che i partner dovranno completare con la propria opinione rispetto al tema in esame.
È importante che le riflessioni di ognuno non siano semplicemente dette, ma anche scritte, ognuno su un proprio foglio, che poi verrà condiviso con l'altro commentandolo e chiedendo spiegazioni.
La fase successiva invita i due a declinare i sentimenti e le emozioni che avvertono in questa precisa situazione. L'incipit di partenza da cui i partner dovranno declinare le loro emozioni sarà quindi: "Io sento...".
Ora, sempre ognuno su un proprio foglio, i due devono descrivere quali sono, a loro avviso, gli interessi del partner in questa situazione ("Io credo che tu voglia..."), e quali, invece, quelli comuni ("Per noi sarebbe meglio...").
Superata questa prova, ognuno si cimenta nel cercare delle possibili soluzioni esplorando quelle a lui ideali ("Io desidero che..."), quelle che vivrebbe come un sano compromesso ("Io sarei disposto a...") e quelle che, invece, considera proprio inaccettabili ("Io non vorrei che...").
L'ultima fase, confrontanti tutti i dati emersi, lavora alla ricerca della migliore soluzione comune, a partire dallo stimolo: "Forse si potrebbe...".
Solitamente, concluso questo (più o meno breve) tragitto, non solo si riesce a concretare il paradosso in cui si vince entrambi ma, soprattutto, ci si allena all'armonia, tanto che, dopo qualche volta, il gioco diviene così naturale che non è più necessario nemmeno giocare o, meglio, si supera la meccanicità del gioco per entrare in una relazione poietica capace di rigenerarsi di fronte ad ogni ostacolo.
0 commenti:
Posta un commento
Grazie, per il tuo commento.