L'incontro, questa volta, è stato l'occasione per affrontare un altro tema fondamentale nel percorso di mediazione e, so
prattutto, nel percorso degli amori quando si avviano alla fine dell'amore: i bambini, i figli che, loro malgrado, sempre subiscono l'evento separativo.
I bambini sono, inoltre, una delle metafore più potenti che attraversano la scena della mediazione poiché sono l'immagine vivente che, dall'unione di quei due mondi, è sorto un mondo terzo, simbolo anch'esso di un'incontro di corpi e di anime che, come ogni metafora, comprende ma allo stesso tempo supera i mondi da cui è stato generato; li traduce e li tradisce.
Se la mediazione, almeno dal mio punto di vista, è il tentativo utopico di generare un amore diverso dopo la fine dell'amore coniugale, i bambini sono quell'amore diverso.
Per questo il mediatore utilizza abbondantemente, e in differenti modi, la metafora dei bambini che, come giustamente suggerisce Daniel Pennac, sono "enigmi luminosi" capaci di segnare, con la loro luce, il nuovo cammino; un prezioso collante che ha attaccato per sempre la storia di due persone distanti e distinte e ora le può aiutare a ritrovare a far sì che quella storia, seppur in modi differenti, continui.
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