Passato, futuro, gerundio, presente... Questo è il tempo (i tempi) in cui l'amore vorrebbe (dovrebbe) essere coniugato. Capire come coniugare questi tempi rappresenta, quindi, un importante momento di riflessione, per la coppia come per coloro che si occupano, al pari del mediatore, di curare l'amore.
Comprendere la mappa dei tempi dell'amore aiuta a rilevare, da una parte, il perché di tante crisi coniugali e, dall'altra, ci regala una sorta di prontuario medicamentoso per assistere ogni amore malato e provare, laddove è possibile, a prevenirne la malattia generando quell'amore diverso di cui abbiamo più volte parlato in questo blog, e di cui tratto ancor più diffusamente nel mio libro "L'Amore alla Fine dell'Amore".
Abbiamo già accennato nel post "Amare vuol dire raccontare" del fondamentale contributo del passato ad ogni incipit d'amore ma, al contempo, abbiamo anche osservato (vedi "I tempi dell'amore") il pericolo di molti amori che al passato rimangono avvinghiati, paralizzati dai bei ricordi di un tempo e incapaci di costruirne di nuovi. Perché, ovviamente, il passato di me e di te, quel passato che all'inizio del nostro amore abbiamo riversato ognuno nella brocca dell'altro con tanto desiderio di berne e di essere bevuti, quel passato finisce prima o poi con l'esaurirsi. Cosa raccontare, allora? Come dare corpo al fondamentale gioco del racconto se non ho più niente da raccontare?
Ecco, è questo il momento in cui la coppia d'amore deve cominciare a giocare al gioco dell'amore: giocare a travestirsi e mascherarsi, dando corpo a ognuno dei mille personaggi che compongono il nostro io; in una parola: fingere -nel suo antico senso etimologico di "dare forma", "immaginare", "raccontare quella verità delle menzogne" che, altrove, prende il nome di arte e di letteratura, di poesia.
Amare è scoprire ogni volta un nuovo se stesso negli occhi dell'Altro e questo funziona, in modo naturale, finché il passato dell'Altro è terreno sconosciuto poi, quando l'Altro diventa per noi quell'essere più o meno scontato che s'aggira nella nostra stessa casa, allora la finzione, il gioco, devono necessariamente prendere il sopravvento spalancando l'uscio alla creatività.
Ecco, è questo il momento in cui la coppia d'amore deve cominciare a giocare al gioco dell'amore: giocare a travestirsi e mascherarsi, dando corpo a ognuno dei mille personaggi che compongono il nostro io; in una parola: fingere -nel suo antico senso etimologico di "dare forma", "immaginare", "raccontare quella verità delle menzogne" che, altrove, prende il nome di arte e di letteratura, di poesia.
Amare è scoprire ogni volta un nuovo se stesso negli occhi dell'Altro e questo funziona, in modo naturale, finché il passato dell'Altro è terreno sconosciuto poi, quando l'Altro diventa per noi quell'essere più o meno scontato che s'aggira nella nostra stessa casa, allora la finzione, il gioco, devono necessariamente prendere il sopravvento spalancando l'uscio alla creatività.
0 commenti:
Posta un commento
Grazie, per il tuo commento.