Tra avvocato e mediatore

Un nuovo articolo scritto a quattro mani con la collega Stella Morana, questa volta centrato sulla differenza tra avvocato e mediatore, quando la crisi di coppia prorompe ed è necessario correre ai ripari. 

Un nuovo litigio, l’ennesima incomprensione nella coppia.

Prima possibilità. Volano accuse e parole pesanti: “Basta!" dice (lui o lei, poco importa), "Insieme a te non ci sto più! Domani vado dall'avvocato!”. Da qui in poi inizia un percorso faticoso, sofferente, lungo. Spesso, chi subisce la separazione, si trova costretto a scegliere anche lui il suo avvocato e, da lì in poi, a vedere frapposti, in quell'ultimo importantissimo frangente del loro rapporto d'amore, due professionisti (gli avvocati, appunto) che cercheranno, ognuno, di far vincere il proprio cliente -ovviamente a discapito di un perdente e, spesso, a discapito dei figli che, sempre, hanno bisogno di due genitori vincenti nella loro relazione genitoriale.

Seconda Possibilità. La scena e la stessa ma il finale diverso: "Che ne dici se provassimo a farci aiutare da un mediatore familiare?". Da qui in poi inizia un percorso certamente faticoso, sofferente e anche impegnativo, ma che vede i due partner decidere insieme del loro destino, accompagnati da un professionista che, oltre ad aiutarli a disciplinare le comuni e importanti questioni del dare e dell'avere, delle divisioni mobili e immobili, li aiuterà anche a cercare e trovare il migliore equilibrio per gestire, da lì in poi, la loro relazione salvaguardando il loro benessere (non solo economico) e, sopratutto, il benessere di ogni eventuale figlio coinvolto.

Attraverso la mediazione non vi sono vincenti e perdenti. Con la mediazione tutti, figli compresi, si vince.

In questo senso possiamo definire la mediazione familiare come un’efficace alternativa al conflitto distruttivo che sempre rischia di animare gli amori alla fine dell'amore. Attraverso il percorso di mediazione famigliare la coppia si dà cioè l’opportunità di costruire "un amore diverso" (M.S. Galli), un amore che certamente non abiterà sotto lo stesso tetto, ma che saprà abitare quello spazio ben più complesso che consta nel fare il genitore sotto due tetti differenti: esperienza che necessita di essere tanto più capaci di comunicare, condividere, confrontarsi che nella normale gestione di un genitorialità non disgiunta dalla coniugalità.

Si tratta, per altro, di un percorso breve, che si realizza in 8/12 incontri, ciascuno dalla durata di un'ora e mezza circa, e che, al pari del percorso con gli avvocati, terminerà con la stesura di un accordo di separazione giuridicamente valido e omologabile, ma, a differenza del più tradizionale ricorso all'avvocato, tale accordo sarà interamente pensato e consensualmente condiviso dalla coppia, aiutata dal mediatore che, in ogni passaggio determinante, stimolerà le parti ad ascoltare e comprendere le ragioni e i bisogni dell'altro e, soprattutto, i veri bisogni, spesso celati, dei figli.

Il percorso di mediazione familiare non si riduce, dunque, solamente al mero atto di aiutare i coniugi a trovare “buoni accordi” di separazione; significa invece aprirsi al futuro di una nuova relazione: quella di un uomo e una donna che si sono amati e che ora, per amore dei figli, dovranno imparare a continuare ad amarsi, seppur in modo diverso, gettando le fondamenta affinché quel "noi" che li aveva visti amanti, continui a trovarli uniti nella comune e costruttiva gestione della genitorialità perché, come recita un importante refrain della mediazione: "si può smettere di essere coniugi, ma non si può smette di essere genitori".

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