L'Amore Libera

Mai come in questo giorno dedicato alla liberazione (25 aprile, festa della liberazione dal nazifascismo, per gli immemori) credo sia opportuno parlare d'amore, questo amore che pervade l'umano e, nel bene e nel male, propriamente e impropriamente, tutti cerchiamo per liberarci dalla nostra solitudine o, come meglio credo, per liberare la nostra solitudine -ma di questa (apparente) sottile differenza avremo modo di parlare ancora nei prossimi post.

Forse perché essere liberi davvero non ci basta o, forse perché non abbiamo ancora ben capito cosa sia questa libertà che cerchiamo e spesso, troppo spesso, soprattutto in questo nostro tempo, la confondiamo con una libertà assoluta (ab soluta) sciolta da tutto, svincolata da tutto, che è libertà perché non tiene conto di niente e di nessuno.

Ma non è questa la libertà che l'amore di coppia (ma forse l'amore tra umani in genere) può promettere e dare, poiché amore è sostanzialmente relazione, incontro, unione di due, attrazione tra distanze: una danza che si fa diversa, proprio perché non son più solo a ballare.

E allora diventa fondamentale stare attenti a non schiacciare i piedi dell'Altro, lasciare quello spazio adeguato affinché le sue gambe possano girare all'unisono con le mie e volere/lottare perché lui/lei faccia lo stesso, cercando al contempo un'armonia di passi che sappiano sentire il medesimo ritmo incalzante, la stessa suadente melodia e sarà fatica, sforzo, sacrificio, allenamento (tanto allenamento) affinché quel fluire possa rendere la danza un piacere, un godere e, soprattutto, una scoperta, perché quei piedi che roteano, uguali e distinti al contempo, hanno, nel loro danzare, una magia che i miei piedi non hanno, che i tuoi piedi non hanno e ci trascinano, se la danza è vera, in un posto dove né io né te da soli saremmo mai andati.

Questo luogo è la libertà che l'amore ci può regalare e per questo luogo, come ci racconta Miguel Hernández nella bellissima poesia qui interpretata da Manuel Serrat ("Miguel Hernández", 1972), dobbiamo lottare sia quando siamo imprigionati in un amore che non ci ama, sia quando, ben peggio, siamo imprigionati nel giogo di una dittatura che ci impedisce di amare.

Per la libertà sanguino, lotto, rivivo. / Per la libertà, i miei occhi e le mie mani, / come un albero carnale generoso e rinchiuso / dono ad ogni domani. / Per la libertà sento molti più cuori / che arene nel mio petto: dan spuma le mie vene, / e dentro agli ospedali, e dentro ai loro odori / come tra le amarene. / Perché dove due occhi senza più luce albeggiano, / lei metterà due pietre di futura mirata / farà che nuove braccia e nuove gambe crescano / nella carne amputata. / Germoglieranno alate di linfa verde foglia / reliquie del mio corpo che perdo a ogni ferita. / Perché son come un albero tagliato, che germoglia: / e ancor tengo la vita.

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