L’uomo è, prima d’ogni altra cosa, un essere immaginante, capace cioè, a differenza degli altri animali, di pensare a ciò che ancora non esiste e poi, volendo, di crearlo, di farlo esistere, affinché, attraverso questa creazione, supplisca ad una mancanza (a un desiderio -vedi i post "Amore è mancanza" e "Creare la mancanza") che nutre dentro di sé e che, attraverso la cui comparsa, gli dia modo di sperimentare la possibilità, dalla mancanza prefigurata, che la sua vita migliori.
Il Dio cristiano è fatto a nostra immagine e somiglianza non perché ci somigli fisicamente, ma perché, come noi, è in grado di creare, anzi, di più: perché, come noi, è in grado di creare e di innamorarsi della sua creazione o, forse, meglio: perché, come noi, ama è, cioè, mancante, desiderante, e per questo è spinto a creare.
“Allo stesso modo, quando amiamo una persona, essa, amata da noi, è, di fatto, ricreata dal nostro amore. […] E' ricreata immediatamente e mediatamente: essa, cioè, è un nuovo essere per noi fin da quando prendiamo ad amarla; ma si fa realmente un essere sempre nuovo, si trasforma, continuamente in conseguenza del nostro amore” (G. Gentile, "Frammento di una gnoseologia dell'amore").
Disposto in questo modo l’amore, di fatto, non esiste. Esiste il desiderio che si struttura sulla mancanza per divenire generativo di quel qualcosa o qualcuno che, una volta creato, diviene degno del nostro amore, della nostra attenzione, della nostra cura, poiché in esso riconosciamo i segni della nostra creazione.
Non c’è dunque amore senza immaginazione, ma non solo: non c’è nemmeno la persona amata se la fantasia non interviene a farne quel qualcosa di unico, che in verità non è.
Amare non è, cioè, una condizione passiva, un palpito del cuore che ci sospinge verso qualcuno, ma è costruzione, volontà, è agire creativo che trasforma una realtà, di per sé insignificante, in qualcosa di speciale.
Amare non è, cioè, una condizione passiva, un palpito del cuore che ci sospinge verso qualcuno, ma è costruzione, volontà, è agire creativo che trasforma una realtà, di per sé insignificante, in qualcosa di speciale.
Osservando in profondità le cose dell'amore scopriamo, allora, che nessuno ama davvero l'Altro, ma ognuno ama ciò che ha creato con la materia che è l'Altro, inseguendo il desiderio di supplire ad una mancanza.
Siamo, insomma, irriducibilmente racchiusi nella nostra solitudine e ciò che amiamo è, di fatto, la nostra creazione cui l’Altro, più o meno consapevolmente, si adatta: scoprendo nuove forme di sé (quelle da me create cercando di ovviare alla mia mancanza), o si oppone: negando il mio amore proiettato, la mia creazione, e obbligandomi a una nuova creazione con lui o con qualcun’Altro.
apprezzo tutto il ragionamento, ma stai traendo una conclusione vagamente a senso unico. l'amore si distingue dall'essere un mero desiderio quando oltre ad essere, come dici tu, un coronamento dei propri ideali, abbraccia incondizionatamente quella persona che sà dimostrarsi importante in egual misura, o addirittura più importante di tutto ciò a cui tieni di più. l'amore è: un elevazione capace di portarti oltre i tuoi soli ideali, oltre al coronamento dei propri obbiettivi.
RispondiEliminaquando sei capace di abbracciare quell'unione senza porti in modo egoistico instauri una reale importanza verso la persona che ami. non crei benessere per il solo sfizio di far funzionare le cose e renderle durature, crei del bene per fornire un posto sicuro al mondo in cui la persona amata può sentirsi al riparo.
ciò che permette all'amore di non esistere è solamente il rifiuto della persona amata, perché non tutte le persone sono disposte a sacrificare l'importanza di se stessi (ossia, quella che tu chiami in causa) pur di ricambiare l'altra persona con altrettanta dedizione...
non tutte le persone sono disposte a partecipare realmente a questa elevazione, che a parole tutti si dicono capaci di affrontare, ma a fatti sono poche le persone pronte a guardare nella stessa direzione di chi le ama; causa il fatto che viviamo una volta sola e siamo tutti molto impegnati a sperimentare la vita per tutto quello che può valere, e imbatterci ad occhi chiuso nelle sue più assurde incertezze, piuttosto che limitarci a farla valere per una singola cosa, quel qualcosa che potrebbe rappresentare la cosa più certa e sincera che una persona tra bilioni di persone al mondo è disposta a offrirci.
Daniele Ducci
Io invece concordo, credo che l'amore altro non sia che una proiezione dei nostri bisogni...uno stratagemma della specie per far sì che la donna scelga il partner più adatto geneticamente, che l'uomo si "fermi" e (almeno per un periodo) resti al fianco della compagna per assistere i figli.....il tutto indirizzato al fine di un miglioramento della prole. Poi ovviamente ci sono le convenzioni, le sovrastrutture create da società/religione/cultura che alimentano il sogno: del resto l'idea dell'amore è un potente collante per la coppia, qualcosa che legittima lo stare insieme anche quando lo "sprint" dell'inizio non esiste più, quando rancori, noia, indifferenza si sono sostituiti all'illusione. Cinica? Forse. Oppure realista.
RispondiEliminaAccorgersi che l'altro ti ha presentato un se stesso diverso per far colpo su di te. Scoprire le architetture sentimentali che non hanno quel lieto fine che pensavi fosse sicuro. Veder cadere ogni cosa appresa nell'infanzia e passare attraverso i cambiamenti del tempo e delle generazioni per scoprire che l'amore è qualcosa di diverso da ciò che hai sentito finora e solo tu sei l'unica che non si è mai messa yna maschera per sedurre qualcuno e sei l'unica spacciata.
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